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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 14 marzo 2021

Vangelo di Giovanni 3,14-21

Gesù, prima di passare da questo mondo al Padre disse ai suoi discepoli «E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

 
Cristo Gesù innalzato per la nostra salvezza
 
Il vangelo di questa quarta domenica di Quaresima, attraverso il dialogo di Gesù con Nicodemo, rivela il mistero dell’amore di Dio, che dona il suo Figlio per la salvezza del mondo. Attraverso il richiamo al “serpente di bronzo” viene ricordato un momento della storia del popolo di Israele, quando, nel deserto, si lamenta contro Dio e contro Mosè, perché sono usciti dalla terra di Egitto per vivere le prove del deserto. Ci fu di seguito una invasione di serpenti velenosi, Mosè chiese aiuto al
Signore, e Dio chiede a lui, di fare un serpente di bronzo e di issarlo su un’asta. Chiunque, morso da un serpente, avesse guardato il “serpente di bronzo”, non sarebbe morto. Dinanzi all’evidenza del peccato e a colui che viene morso dal male, viene innalzato il Figlio di Dio, e chiunque lo guarda ottiene la salvezza. Guardare il Cristo affisso sulla croce e riconoscerlo come il Signore, è motivo di perdono e di salvezza. Il Cristo viene inviato dal Padre e, attraverso la sua donazione sino alla
morte, per noi peccatori, rivela il suo amore infinito. Tra le tenebre e il peccato del mondo, è giunta a noi la luce, quella che illumina ogni uomo. Cristo è la luce che rischiara, illumina e mette in evidenza la malvagità dell’uomo, non per condannarlo ma piuttosto per salvarlo. Il mistero di Cristo innalzato sulla croce, morto e risorto, illumina profondamente il mistero di Dio ma anche il mistero dell’uomo, il mistero della vita profondamente segnata dal peccato, ma ristabilita dalla Grazia.
La 
nostra fede sta nel credere che, nella condizione di peccato, Cristo è la nostra vittoria. Dare la vita non solo per gli amici ma per i peccatori, è il supremo dono e atto d’amore che ci viene offerto. Ancora oggi, sperimentiamo la condizione di peccato e di lontananza da Dio. Ancora oggi ci viene concesso di guardare e contemplare il Cristo crocifisso e risorto, per ottenere la salvezza. Il mistero del Figlio che, nella morte e resurrezione, dona la sua vita per la nostra salvezza, è il messaggio centrale della nostra testimonianza di fede. Ogni uomo che si trova nelle tenebre del peccato, ma anche nell’oscurità di ogni situazione di limite e sofferenza, possa oggi, grazie alla nostra testimonianza e alle nostre azioni, scoprire ed incontrare la luce del Cristo, che lo libera dal male. Ancora oggi, nell’oggi del mondo e della storia, ci viene dato di capire e credere che “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio.”
 
Fr Giuseppe Piga
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