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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 21 marzo 2021

Vangelo di Giovanni 12,20-33

Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

 

Se il chicco di grano muore, produce frutto
 
Il vangelo di questa domenica, ci prepara a vivere bene la conclusione del cammino che conduce alla Pasqua. L’evangelista Giovanni parla dell’Ora di Gesù, ossia del momento in cui Gesù vivrà la sua passione e morte per la salvezza del mondo. I greci che salgono a Gerusalemme per la Pasqua, vogliono vedere Gesù, e anche noi, vogliamo salire a Gerusalemme ed incontrare e vedere Gesù. Ma, vedere Gesù significa fare l’esperienza dell’incontro con Lui, partecipare della sua vita. Ma chi è il Gesù che noi vogliamo conoscere ed incontrare? Egli è colui che accetta la sofferenza e la passione che lo conduce alla morte di croce e alla resurrezione. Gesù dice: “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore,
produce molto frutto”, e con questa sua affermazione dichiara se stesso “chicco di grano” che muore per dare vita e produrre frutto di salvezza. Gesù è il Figlio di Dio, che, assumendo la nostra umanità, condividere tutto di noi, eccetto il peccato, e, paradossalmente, condivide i passaggi della sofferenza e della morte dell’uomo. La conclusione del vangelo di questa domenica fa sorgere in noi il desiderio di sentirci attratti dal Signore: “Ed io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. In quest’ultimo scorcio di quaresima, chiediamoci se anche noi vogliamo vedere, incontrare e conoscere Gesù. Per vedere Gesù e per conoscerlo, dobbiamo desiderare camminare per la sua stessa strada di sofferenza e di morte. Ciascuno di noi è chiamato ad essere, come il nostro Maestro, un chicco di grano capace di morire per dare la vita.
Ci viene 
chiesto il coraggio e la forza della fede, nel saper morire ad imitazione di Gesù, per amore dei nostri fratelli.
Chiaramente l’idea della sofferenza e morte, crea in noi il turbamento umano, come è stato per Gesù, ma vogliamo stare nella volontà del Padre e camminare verso la donazione totale di noi stessi. Chiediamo al Signore la grazia di non illuderci di aver già conosciuto Gesù, ma piuttosto chiediamo di conoscerlo ogni giorno di più e in modo nuovo. Siamo troppo abituati a sapere che Gesù è morto in croce, e talvolta non proviamo alcun sentimento di “compassione”, o altre volte non riusciamo a riconoscerlo o ad ascoltare la sua voce. Contemplare la sua sofferenza e morte, diventa per noi comprendere il centro della nostra fede, ma anche ottenere il coraggio della testimonianza, attraverso gesti di amore, di prossimità, di donazione,
che testimoniano il mistero di morte e resurrezione di Cristo.

Fr Giuseppe Piga 
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