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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 28 febbraio 2021

 Vangelo di Marco 9,2-10

Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro  e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.  Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.

La seconda domenica di Quaresima, ci presenta il bellissimo racconto della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor. L’episodio, raccontato dagli evangelisti Matteo, Marco e Giovanni, ma riportato anche da San Pietro nella sua seconda lettera, si presenta come un evento di particolare rilievo per la vita della comunità cristiana. Per comprendere la portata dell’evento dobbiamo aver presente quanto lo precede e quanto lo segue. La Trasfigurazione è preceduta dal primo annunzio, da parte di Gesù, della sua passione, e seguito da un secondo annunzio della passione. L’evangelista Marco mette in particolare evidenza la proclamazione di Gesù “Figlio di Dio”. Gesù porta sulla montagna alcuni discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, perché vuole far comprendere il mistero della sua morte e resurrezione, ossia la “buona notizia” che costituirà il centro dell’annunzio pasquale che i discepoli devono consegnare e testimoniare al mondo. Per i discepoli è davvero
difficile accettare la notizia della passione di Gesù, e per questo Egli li conduce con sé sul Monte, perché possano vedere e comprendere che non vi è gloria e resurrezione se non attraverso il passaggio della sofferenza e della morte. Dinanzi all’evento, nel quale Gesù appare davvero trasfigurato e le vesti bianchissime, si ode una voce “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. Accanto a Gesù vi sono Mosè ed Elia che conversano con Lui, ad indicare la Legge e i Profeti, di cui Gesù è compimento. Dinanzi alla spettacolare visione, Pietro rapito dall’evento dice: “è bello per noi essere qui, facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Lo stupore di Pietro diventa anche il nostro, e quando ci troviamo
immersi nelle sofferenze della vita, abbiamo bisogno di sognare e vedere uno sprazzo di luce, e poterci fermare a contemplare, ma non ci viene concesso. Ad ogni discepolo viene chiesto di accogliere nella fede l’annunzio del mistero di morte e resurrezione e di viverlo in prima persona per annunziarlo. Non possiamo stare sulla montagna, ma bensì dobbiamo tornare a valle, tra gli uomini e le donne del nostro tempo, e sostenere il cammino di tutti con la luce e la forza dell’annunzio. Anche noi, oggi, abbiamo bisogno di fare lo stesso percorso di Gesù, e con Lui fare il cammino della passione, condividendo le sofferenze degli ultimi, poveri e sofferenti, per sperimentare la resurrezione attraverso la speranza da consegnare al mondo.
 
Fr Giuseppe Piga
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