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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 15 novembre

In quel tempo Gesù disse alle folle: avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: «Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque». «Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: «Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due». «Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone». Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo». Il padrone gli rispose: «Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti»

 
Commento al Vangelo di Matteo 25,14-30
ATTENDIAMO CON RESPONSABILITÀ IL RITORNO DEL SIGNORE
 
Stiamo vivendo le ultime domeniche dell’anno liturgico, e la liturgia della parola orienta la nostra attenzione al tema della vigilanza e dell’attesa del Signore, alla fine dei tempi. In questa domenica, alla vigilanza si unisce il tema della responsabilità rispetto ai doni che abbiamo ricevuto, perché la nostra attesa sia operosa e fruttuosa. La parabola dei talenti, ci presenta un uomo che, prima di partire lontano, consegna ai suoi servi i suoi beni, e al suo rientro, chiede di regolare i conti e vedere quanto hanno lavorato per far fruttare i doni ricevuti. A ciascuno dei servi, il padrone ha consegnato una dose grande di fiducia, nell’attesa di valutare la loro capacità di gestione di un bene, non di proprietà, ma da amministrare in modo sapiente e con responsabilità. Mentre i primi servi si mostrano intraprendenti e capaci di far fruttare i beni del loro padrone, il terzo, invece, non è stato capace di lavorare, forse per paura del padrone, e quindi ha preferito nascondere il dono. Siamo invitati a riconoscere la preziosità dei doni che il Signore ci offre, e fare tutto il possibile per farli fruttare, sapendo che non sono nostri, ma di Dio, e per il servizio di tutti. Non far fruttare un dono, significa non meritarsi la fiducia del padrone, non volersi mettere in gioco e non mettere al servizio degli altri i doni ricevuti. E’ molto importante crescere nella consapevolezza che i doni ci vengono dati, non per conservarli gelosamente, non come motivo di vanagloria o di vanto personale, ma piuttosto per metterli a servizio degli altri perché portino frutti. Valutiamo con serietà e verità la nostra vita, e chiediamoci quali e quanti doni ho ricevuto dal Signore? Li ho investiti per metterli a disposizione degli altri, oppure li ho tenuti gelosamente per me? La parabola dei talenti ci aiuta a capire che il Regno di Dio si costruisce grazie all’impegno di ciascuno, quando ci mettiamo a disposizione dei fratelli, secondo i doni che abbiamo ricevuto. A conclusione di un anno liturgico, ci viene chiesto come abbiamo valorizzato i doni, così come, in realtà, ci sarà chiesto alla fine dei tempi e a conclusione della vita. Ogni volta che incontriamo un fratello in disagio, una comunità che ha bisogno di nuova linfa, un mondo che vuole scoprire nuovi orizzonti di giustizia e di pace, devo credere che se ognuno metterà al servizio di tutti, i propri talenti, ci sarà un cambiamento e una crescita a vantaggio di tutti. L’attesa del Signore è da vivere in modo attivo e responsabile.
 
Fr Giuseppe Piga
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