ATTENDIAMO CON VIGILANZA L’ARRIVO DELLO SPOSO
Commento al Vangelo di Matteo 25,1-13
In queste domeniche che ci preparano alla conclusione dell’anno liturgico, la liturgia orienta la nostra attenzione verso il traguardo finale della nostra esistenza, quando tutto si consumerà e noi vivremo in Dio. In questa domenica ci viene presentato il brano delle dieci vergini, che attendono l’arrivo dello sposo, e sono chiamate alla vigilanza, mantenendo accese le loro lampade. Le vergini che attendono lo sposo, sono classificate in sagge e stolte, come il vangelo riporta. Le sagge sono coloro che oltre alle lampade portano anche la scorta dell’olio, mentre le stolte non portano con se altro olio. La parabola ruota intorno alla questione dell’attesa e dell’olio che non basta. L’immagine dell’olio da conservare per mantenere accese le lampade, rimanda alla nostra esistenza e al cammino di fede: siamo chiamati ad alimentare continuamente
le nostre lampade, in attesa dell’incontro con il Signore. Pensare che le vergini sapienti non sono disponibili a dare un po’ di olio alle vergini stolte, potrebbe apparire un atto di egoismo, ma in realtà, nella decisione di mantenere accesa la lampada della fede, nessuno può sostituirsi all’altro, e ognuno deve fare la sua parte. Mantenere la lampada accesa, nella vita quotidiana, è il segno del continuo riferimento al Signore, e ad una vita segnata dalla fede, orientata ad incontrare il Signore, alla conclusione della nostra vita. Essere vigilanti nell’attesa, significa attendere illuminati dalla presenza di Dio. Il banchetto di nozze è rimando alla fine della nostra vita, ma anche al fine, che è Dio. Tutta l’esistenza è orientata al desiderio dell’incontro definitivo con il Signore, dopo una vita di amicizia e di continua frequentazione di Dio. Il tempo dell’attesa è la nostra esistenza, orientata al compimento di tutto. Ogni giorno della vita, siamo chiamati a vivere il nostro rapporto filiale con Dio, e ad accoglierlo in noi. Come mantenere accesa la lampada della fede? L’ascolto della Parola, il nutrirci dell’eucarestia, ma anche il fare comunità con i fratelli di fede, orienta il nostro cammino verso la piena realizzazione del nostro essere cristiani. Saper attendere lo sposo significa fare il cammino della fede, quando non possiamo pretendere che gli altri siano sempre pronti a darci del loro olio. L’esperienza di Dio, nella preghiera e nel servizio del povero, è una esperienza personale e diretta del nostro amore per Dio. Accogliamo l’invito alla vigilanza e all’attesa per accogliere il Signore che si fa nostro fratello e amico.
Fr Giuseppe Piga