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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 22 marzo 2020

Commento al Vangelo di Giovanni 9,1-41

IL CAMMINO VERSO LA LUCE DELLA FEDE

Nelle tre domeniche di quaresima, precedenti la domenica delle Palme, ci vengono presentati brani del Vangelo, che costituiscono una magnifica catechesi battesimale: domenica scorsa, la Samaritana, con il segno dell’Acqua, questa domenica, con il cieco nato, il segno della Luce, e domenica prossima, la Resurrezione di Lazzaro, il segno della Vita. Nel Vangelo odierno Gesù si presenta come la Luce “Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”. Gesù dona la guarigione fisica, ma anche la luce della fede all’uomo cieco, e riempie di nuovo significato la sua esistenza. Questo cammino verso la guarigione fisica e dello spirito, è un cammino lungo e lento, è il cammino della vita di ogni uomo. Nel brano odierno possiamo cogliere i passi di un vero e proprio itinerario che può accompagnare, oggi, la vita di ciascuno di noi. Le  azioni concrete presenti nel brano, sono le seguenti: Gesù passa; vede il cieco; si ferma; lo ama; gli si avvicina; lo tocca; gli dice di andare a lavarsi nella piscina di Siloe; lui va e si lava; torna guarito.La guarigione viene presentata come frutto dell’incontro con Gesù e come obbedienza alla sua parola.La storia del cieco è anche la nostra storia: anche noi vogliamo ascoltare Gesù e osservare le sue parole immergendoci nella ”piscina di Siloe”, immergerci in Cristo attraverso i Sacramenti e lasciarci toccare da Lui. Nel suo cammino, il cieco ha fatto alcuni passi interiori, dal riconoscere in Gesù un uomo, poi un profeta e in ultimo il Figlio dell’uomo sino a giungere alla professione di fede “Credo, Signore!” Il cieco non trova appoggio in nulla e in nessuno, e nel momento della massima ed estrema solitudine viene incontrato da Gesù.  La cecità è rimando al peccato dell’uomo, che lo mette in una condizione di oscurità. Ma vediamo che gli interlocutori di Gesù, ossia i farisei, sono l’immagine di chi non vede, non vuole vedere e non vuole riconoscere la luce di Gesù, e di chi vive, dunque nel peccato.Siamo invitati a camminare verso la riscoperta del nostro battesimo, riconoscendo Gesù come il Signore e il Salvatore. Chiediamoci se riconosciamo Gesù come la Luce della vita, se poi accogliamo la Sua luce, sapendo che spesso vogliamo tenere un angolo di noi al buio, perché neppure Gesù possa entrare.Inoltre chiediamoci se e come testimoniamo, nel buio della nostra società, la nostra fede, luce delle genti. Ogni parola, ogni gesto, ogni atto di prossimità e carità verso i nostri fratelli e sorelle in disagio, povertà è un comunicare, testimoniare e contagiare la Luce di Cristo. Questo difficile tempo della storia non ci privi di accogliere il Cristo, e di donarlo con le modalità che la fantasia della carità ci suggerirà.

P. Giuseppe Piga

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