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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 5 settembre 2021

Vangelo di Marco 7,31-37

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Gesù riconsegna la vita
 
Il vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che, nella regione pagana di Tiro, incontra un uomo sordomuto, condotto dinanzi a Lui, perché lo guarisca. Gesù lo prende in disparte, e “gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua” e lo guarì. La parola “Effatà”, che vuol dire “apriti”, lo apre ad una nuova vita. Il sordomuto, escluso dalla società, a causa del suo problema, e chiuso in se stesso, viene reso capace di ascolto, parola e nuovo inserimento sociale. Gesù guarisce il sordomuto in tutta la sua persona, fisico, mente e spirito. Ma anche Gesù lo guarisce, partecipando con tutto il suo corpo, con le mani, con un sospiro e con lo sguardo al cielo. Molto importante la richiesta di Gesù: “e ordinava loro di non dirlo a
nessuno”, che si pone come una costante nel vangelo di Marco, che evidenzia la reale difficoltà di comprendere chi sia Gesù, sin quando sarà il centurione a fare la sua professione di fede. Il miracolo avviene in terra pagana, come segno di una salvezza universale e aperta a tutti. Gesù ama incontrare, ascoltare gli ultimi, i poveri, gli ammalati e coloro che non hanno da presentare alcuna carta di credenziali, e a chi è come loro, offre i suoi doni di salvezza. Anche noi, il giorno del nostro battesimo, abbiamo sperimentato la condizione del sordomuto e l’incapacità di udire e parlare, ma anche il “tocco” di Gesù sulle nostre labbra e sull’orecchio, che ci ha permesso di udire e parlare e testimoniare la nostra fede. Davvero crediamo che la Parola di Dio, ascoltata, ci conduce alla salvezza: Gesù apre gli orecchi per udire e poi la lingua per annunciare la Parola ascoltata e accolta in noi. La nostra esperienza di vita evidenzia tante nostre incapacità a metterci in ascolto di Dio, ma anche fatica nel dare testimonianza della fede con la nostra parola. Come è avvenuto al sordomuto, anche noi veniamo condotti a Lui, perché ci guarisca e ci renda capaci di lasciarci incontrare da Lui, e lasciarci toccare le orecchie e le labbra. Davvero importante comprendere che siamo noi cristiani, che abbiamo sperimentato la presenza di Dio, a dover condurre altri fratelli o sorelle al Signore, perché Lui trasformi la loro vita e li renda discepoli e testimoni. E questo incontro con i fratelli, avviene lungo la strada, lungo i sentieri più faticosi e difficili del nostro vivere. Quale grande responsabilità ci viene
affidata! Lui, che è il Signore, ci doni la grazia di riconoscerlo, accoglierlo e testimoniarlo.

Fr Giuseppe Piga

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