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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 27 dicembre

Vangelo di Luca 2,22-40

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.


LA BELLEZZA DELLA FAMIGLIA DI NAZARETH
 
La festa della Sacra Famiglia, dopo alcuni giorni dal Natale, ci invita a guardare con attenzione Maria, Giuseppe e Gesù, come un nuovo e speciale nucleo familiare a cui volgere l’attenzione del cuore. Dio Padre fa nascere Gesù in un contesto familiare, perché avesse accanto a sé Maria e Giuseppe che lo custodissero e ne accompagnassero il cammino. Nel vangelo odierno, Maria e Giuseppe ci vengono presentati come israeliti osservanti che portano il loro bambino al tempio, quaranta giorni dopo la sua nascita, per essere
riscattato come ogni primogenito. Gesù viene portato nel tempio di Gerusalemme e lo purifica con la sua presenza. La vita familiare di Gesù rivela la sua umanità e i suoi passaggi di crescita nella carne e il suo divenire uomo. Molto importante sapere che Gesù, Figlio di Dio, ha vissuto appieno la sua dimensione umana, eccetto il peccato. Ha imparato a relazionarsi con gli altri e a conoscere lo spessore della vita e la sua fatica. Quando viene presentato al tempio, i genitori offrirono in riscatto, una coppia di colombe, che era il sacrificio delle persone povere. Gesù viene riconosciuto ed accolto al tempio, da due anziani, Simeone ed Anna, che sempre al servizio del tempio, rappresentano la lunga attesa del popolo, e riconoscono Gesù come “la luce per illuminare le genti e gloria del suo popolo Israele”. Dinanzi a tale scena, anche Maria e Giuseppe rimangono meravigliati e avranno bisogno di tempo per comprendere. Anche noi, oggi, vogliamo guardare con ammirazione e fede, la famiglia di Nazareth, con il desiderio di imparare da loro a vivere alla
presenza di Dio. Guardiamo il volto e la storia della Famiglia di Nazareth per tentare di imitare la loro fede, la loro umanità e il continuo crescere nel fare solamente la volontà di Dio. Dinanzi alle odierne sfide che la famiglia vive, preghiamo perché sia sempre riconosciuta come prima cellula della società e piccola chiesa domestica, chiamata a testimoniare l’amore di Dio.
O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo
amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome.
 
Fr Giuseppe Piga
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