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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 11 ottobre

In quel tempo Gesù riprese a parlare loro con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: «Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!». Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: «La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze». Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: «Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?». Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: «Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti». Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

CHIAMATI AL BANCHETTO DELLA VITA
 
Il Vangelo di questa domenica ci presenta una stupenda parabola, raccontata da Gesù, nella quale il regno dei cieli viene rappresentato come un banchetto di nozze. Molto interessante e profondo il richiamo al banchetto, alla convivialità, ma anche alla disponibilità nell’accogliere l’invito al banchetto. Gesù racconta la parabola per i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, con i quali eri in disputa. La festa di nozze preparata dal re, per suo figlio, vuole centrare l’attenzione su Gesù, il Figlio di Dio, inviato nel mondo per la nostra salvezza, ma non riconosciuto dal popolo d’Israele. Tutti siamo invitati al banchetto, ma non tutti abbiamo la disponibilità o la voglia o il tempo per accogliere l’invito. Davvero difficile organizzare un
banchetto quando gli invitati hanno tante giustificazioni da presentare per non essere presenti. O addirittura tanti sembrano essere totalmente indifferenti all’invito. I nostri impegni, affari o altro, sembra più importante, ma il re non vuole rinunciare alla festa, nonostante i rifiuti o l’uccisione dei servi. La partecipazione piena al banchetto, ci chiede la disposizione interiore, rappresentata dall’abito nuziale. Ci sentiamo tutti invitati al banchetto del Signore? Quale atteggiamento interiore abbiamo? Accogliere l’invito significa accogliere l’amore di Dio, essere disponibili a rivedere le proprie posizioni sulla vita e sui fratelli che vivono accanto a me. Rispondere positivamente significa accogliere il Signore in noi, e riconoscerlo in ogni fratello bisognoso che incontro nelle periferie del mio quartiere e della mia città. I lontani, i poveri, i sofferenti, i peccatori disponibili alla conversione, e coloro che non hanno scuse da presentare, saranno gli ospiti di eccellenza. Mentre l’anno liturgico si avvia alla sua conclusione, già siamo invitati a riflettere sul senso della nostra vita, sulla accoglienza di Dio in noi, e sulla testimonianza di fede e di autentica umanità, che saremo capaci di offrire ai nostri fratelli. L’abito nuziale che ci permette di stare al banchetto, sarà la misura della carità. Il valore e il significato più alto del nostro battesimo, si rivela dallo stile rinnovato della nostra vita, dal desiderio di saziarci del Pane spezzato dell’Eucarestia, per giungere al gesto del lavare i piedi
ai fratelli, nel segno del servizio.
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