Commento al Vangelo di Giovanni 14,1-12
IL MISTERO DELL’AMORE DI DIO CI RENDE TESTIMONI
Nel brano evangelico di questa domenica, proseguiamo con la lettura del discorso di addio, che Gesù rivolge ai suoi discepoli durante l’ultima cena. Conosciamo il clima di mestizia che regna durante la cena, quando Gesù annunzia la sua dipartita, il tradimento di Giuda e il rinnegamento di Pietro. E se domenica scorsa Gesù invitava i discepoli a non turbarsi, e ad aver fede, perché Lui ci avrebbe preparato un posto, ora ci invita ad entrare nel mistero dell’amore, per accogliere il dono del Consolatore, lo Spirito Santo che accompagnerà il cammino della vita. Gesù ci dice:” se mi amate, osservate i miei comandamenti”, perché solo l’amore vero da Dio ricevuto e a Dio rivolto, diventa la condizione che ci permette di vivere in Lui. Come cristiani siamo chiamati a riconoscere l’amore come segno della presenza di Dio, ma anche come linguaggio e testimonianza di fede. La promessa dello Spirito Santo, diviene garanzia della continua assistenza di Dio, nella e per la vita della Chiesa. Lo Spirito ci conferma che davvero non rimaniamo orfani e che avremo la forza di essere testimoni del Risorto attraverso l’osservanza dei comandamenti e l’amore che ci doneremo scambievolmente nel nome del Signore. L’amore per il Signore e l’osservanza dei comandamenti, vanno insieme, perché solo così la nostra vita diventa, per grazia di Dio, un continuo rimando a Lui, ma si trasforma anche in nuova capacità di amare attraverso il servizio concreto ai nostri fratelli. Il mondo ha bisogno di sperimentare la presenza dello Spirito, e di ritrovare nuova speranza, attraverso la testimonianza dei discepoli di Gesù. E se la Chiesa è il naturale prolungamento della missione di Gesù, anche noi, nella Chiesa e con la Chiesa, siamo chiamati a prendere atto del dono ricevuto e della responsabilità da esercitare per il bene del mondo. Cosa significa per ciascuno di noi, amare Gesù? E come viviamo e testimoniamo il Suo amore nel nostro quotidiano? L’amore a cui siamo chiamati, non è astratto, né un pensiero filosofico, ma nasce dalla fede in Dio, e raggiunge i nostri fratelli, in ogni situazione concreta dell’esistenza. Non possiamo ridurre il nostro credo ad atti di culto, fondamentali per la nostra fede, ma da lì dobbiamo ripartire per portare speranza, gioia, perdono, collaborazione, prossimità e amore ad ogni uomo e donna, nel nome di Gesù. Questa è la garanzia della presenza dello Spirito che Gesù oggi ci annunzia.
Fr. Giuseppe Piga