COMMENTO AL VANGELO DI LUCA 22,35-43
E mentre Gesù si trova in croce, accanto a Lui si trovano due ladroni, anch’essi crocifissi, di cui uno si associa a quanti deridevano Gesù e l’altro manifesta la sua fede e chiede di partecipare al Regno di Dio, ricevendo la garanzia dell’eternità vissuta in Dio.Questa festa mentre chiude un anno, ci prepara a vivere un nuovo inizio nella consapevolezza della nostra fragilità, nell’invito ad abbandonare il male e l’indifferenza che spesso guida tante nostre scelte ed azioni, e lasciare che Cristo regni in noi e ponga dentro di noi il Suo trono.Ancora una volta ci vien data l’opportunità di comprendere chi sia Gesù: Il Signore della vita che non è venuto a salvare se stesso ma tutta l’umanità, attraverso la donazione della vita.Lo sguardo sul Cristo crocifisso diventa per ogni uomo e donna di fede la chiave interpretativa per comprendere il mistero della vita e della morte, del nostro vivere e del nostro morire, per orientare all’eternità ogni pensiero, azione e scelta. Cristo diventa la “chiave” del Paradiso e ci permette di prepararci all’eternità.La scritta di derisione posta sulla croce di Gesù, reca un messaggio che a noi, invece, dice la regalità di Cristo, e ci invita a fissare lo sguardo e posare il cuore sulla verità e certezza che Cristo, nostro maestro e Signore, ci ha amati sino alla fine.Desideriamo anche noi, leggere e meditare quella scritta che rivela il senso di ogni umana “Crocifissione” di povertà, sofferenza, sfruttamento, ingiustizia. Chiediamoci quale sia il nostro atteggiamento di fronte alla sofferenza umana: sto a guardare e magari anch’io derido oppure mi metto all’opera e decido di servire i fratelli “inchiodati” alle loro sofferenze?
La liturgia di oggi ci pone dinanzi al paradosso della nostra fede cristiana: guardando al Signore “sconfitto” sulla croce, scopriamo il Dio Salvatore e vittorioso: ha vissuto ciò che ha proclamato, ossia che bisogna perdere la propria vita per salvarla, rinunciando a se stessi e ponendosi al servizio degli altri.