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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Il festival Sabir e l’impegno della Chiesa di fronte all’olocausto dei migranti: partecipazione operatori Caritas Diocesana a Siracusa.

Si è tenuto a Siracusa, dal 10 al 13 maggio, il Coordinamento Nazionale immigrazione, in concomitanza con il Festival Sabir. “Sabir” è il nome che per diversi secoli ha designato una lingua franca parlata in tutti i porti del Mediterraneo come mezzo di comunicazione per intendersi tra cristiani, musulmani ed ebrei, senza ricorrere a traduttori. Denominazione fortemente simbolica quindi, che ben si adatta alla manifestazione, non semplicemente interculturale, ma estesa ad abbracciare tutti i temi delle nostre contraddizioni e delle profonde sofferenze che affliggono i popoli del XXI secolo. Questa di Siracusa è la terza edizione del Festival dopo quella di Lampedusa e Pozzallo ed è stata promossa da Arci insieme ad Acli e Caritas Italiana. Data la collocazione di Siracusa e l’agenda tanto nazionale che europea sul tema delle migrazioni, i due assi centrali del festival hanno avuto da un lato la relazione, strumentale e contraddittoria, tra cooperazione internazionale e immigrazione nei paesi di origine e transito , dall’altro quello dei minori stranieri non accompagnati ( ne sono sbarcati 5.500 solo nei primi 4 mesi del 2017) . I lavori del Coordinamento Immigrazione hanno avuto inizio con una preghiera sul mare, guidata dal direttore della Caritas di Siracusa Padre Marco Tarascio, per ricordare quanti migranti hanno perso la vita in quello che doveva essere il viaggio della speranza ( solo dall’inizio dell’anno al giorno 8 di maggio si contano già 1300 morti). Il programma è stato molto intenso e dopo un aggiornamento sugli ultimi avvenimenti e sull’inquadramento generale delle più recenti disposizioni legislative in materia di immigrazione, hanno fatto seguito i lavori di gruppo. Uno dei settori di studio è stato la “Carta dell’Accoglienza”, suddivisa grosso modo in tre capitoli: il primo traccia le linee per la scelta politica e di stile Caritas sui diversi aspetti dell’immigrazione, supportata dai Vescovi delle diverse Diocesi, che potrebbe anche essere utilizzata come strumento di formazione; il secondo capitolo si coniuga al precedente illustrando le modalità dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati che debbono rispettare lo spirito e lo stile Caritas; il terzo è costituito da allegati tecnici su parti specifiche e aggiornabili per permettere agli operatori di seguire le disposizioni di legge in continuo mutamento. Altro gruppo di studio è stato il “Presidium”, che agisce attivamente nelle zone, specialmente agricole, dove avviene lo sfruttamento dei lavoratori migranti senza rispetto alcuno della persona e del diritto del lavoro . Per le attività di accoglienza e della salvaguardia dei diritti umani dei profughi ha lavorato il settore di “Protetto” basandosi sulla nuova progettualità dei corridoi umanitari. Il Protocollo d’intesa con lo Stato Italiano promosso dalla CEI – che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – e dalla Comunità di Sant’Egidio, firmato lo scorso 12 gennaio, finanziato con i fondi CEI 8x mille, è già divenuto operativo. Una delegazione di Caritas Italiana Immigrazione si è recata in Etiopia, il Paese Africano con il maggior numero di rifugiati, ed ha incontrato il Governo Etiopico, tutti gli attori istituzionali ed alcune importanti organizzazioni. Il gruppo di studio e di lavoro “ Protetto” ( di cui la delegazione di Sassari fa parte) , ha cominciato a tracciare le linee ed i criteri con cui dovranno essere fatte le scelte dei beneficiari, ha vagliato il tipo di difficoltà e di servizio ed ha individuato alcune azioni fondamentali che dovranno essere fatte in Etiopia, nella pre-accoglienza. Forse alcuni lettori si domanderanno il perché di questo impegno, perché la CEI intende assumersi anche questo non facile ed oneroso incarico….. Perché la Chiesa è maestra! Di fronte all’olocausto ( il più grande di questo secolo!) che si compie nel nostro mare, lambisce le nostre coste e si svolge dinanzi ai nostri occhi ormai distratti, dinanzi all’egoismo imperante, agli sbarramenti legislativi e ai muri reali che vengono costruiti in Europa, agli accordi con gli Stati in cui non vengono riconosciuti e tutelati i diritti umani, la Chiesa indica vie percorribili, crea un modello di intervento basato sulla solidarietà e sull’impegno di ciascuno, ci dice in quale modo tendere la mano al fratello.

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